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domenica 22 novembre 2009

8 Marzo Maria Rita Cardarelli


bannerpoesia, inserito originariamente da Spoletoweb.






Ehi tu, mi porti al mare il primo giorno di primavera?
Non sei esattamente ciò che desideravo ma fa lo stesso.
Si soffoca in queste stanze e io ho bisogno di aria di
Trovare uno spazio di mare dentro me
Un soffio di vento in queste giornate lisce come
Carta oleosa sulle quali pattino come
un guerriero disarmato





Sono qui.
Ben piantata sulle mie gambe
a testa alta guardo il cielo
Orecchie tese e occhi aperti,
voglio prenderlo tutto questo mondo e chiuderlo dentro di me per sempre
Fischietto e penso a quanto amo questa vita
e a quanto
lei amerà me
perché io lo voglio con tutta la mia forza.





Giro e rigiro nel mio frullatore
Entro, esco, salgo, scendo, penso e
Ripenso mangiando le unghie
Strappando i capelli
Esausta mi accascio
E la notte dormo come un sasso
Dimentica di tutto




Guardo i fiori del mio giardino,
ogni fiore un ricordo,
ogni petalo un affetto,
mi aggiro tra i piccoli viali
della mia vita
ne sento i profumi
ne ricordo i suoni
ma non sono prigioniera
del mio passato
ho tante cose ancora dire. Ora.





Un sorriso per ogni giorno che passa
Un cappello nuovo,
una sciarpa di seta,
un’essenza di violetta
ed ecco che la forza della vita
mi solletica la punta delle dita
e anche questa rima non voluta
è da prendere con ironia





Non mi sei piaciuto affatto l’altra volta,
mi guardavi con un’aria strafottente
di chi vuol tenere in pugno
il silenzio che si conviene
a una realtà così perbene
tutti insieme tutti insieme
la domenica mattina
tra un caffè e una brioche
e tu, con quel vassoio in mano
pronto a poggiarlo sulla nostra
tavola con gesto familiare come
se fosse tutto normale
ma io ho il coraggio di guardarti
e tu abbassi lo sguardo perché
leggi nei miei occhi che per te
non c’è domani.







Quanta strada dietro di me,
ho osservato tutto e tutti
con l’occhio acuto di un’aquila
e ho letto la storia
negli occhi della gente



Sto al centro della mia vita
Come spiga che non si piega
Il vento mi dà suggerimenti:
il futuro è nelle mie mani.




Sola sul palco
Scopro l’ebbrezza dell’esibizione
Brivido.
Mostrarsi, piacersi, piacere.
Qualcosa da trasmettere.
Emozione.
Cercare una lacrima nel buio
E.. trovarla.
Commozione.
Inchinarmi all’applauso del pubblico.
Pausa: riflessione.



CIò che davamo per scontato
Oggi purtroppo non lo è
Duro è stato conquistare
Ma ancor più duro è mantenere:
non possiamo abbassare la guardia.




Cambio.
La vita, i tempi, i modi.
Cambio amore.
Cambio la prospettiva degli incontri,
la retta della mia parola.
Cambio la mia facci,
tra i mie denti
solo il tuo sorriso.




Adesso che è notte
Provo e riprovo a
Pensarti davvero.
Cos’altro dovrei dirti
Che ancora non ti ho detto.
Parole accartocciate
Lasciate in un cassetto.
Polvere, inchiostro, carta,
consunto sentimento.





Seducente curva
Occhio liquido traverso
Fotogramma di un amore
Diverso/perverso
Dentro/fuori
Dentro/fuori
Entro ed esco
Non mi fermo
Tra i miei seni
C’è il mio cuore
Sei il mio fiore
Nel deserto






Mi dicevano di stare zitta
E allora io pensavo.
Il pensiero non è quantificabile
E allora io pensavo all’infinito
In infinito tempo.
E ancora penso,
ancora senza limiti vago
su pensieri impervi,
pensieri scoscesi,
avventure meravigliose
tutte mie, solo mie.




La luce inonda la stanza-
Distesi.
Un uomo dorme,
immagino i suoi sogni.
Entro senza far rumore nell’abisso
Del suo sonno.
Prendo su di me il suo dolore
Lo sciolgo in un fiume di risate.





La pioggia scende a gocce
Piccole, compatte.
La mia acqua esce dagli occhi
E si mescola al mare.
Sale con sale
Acqua con acqua
Le gocce dei miei occhi
L’immensità del mare
E navighiamo di notte
E ci perdiamo nel buio
Arriveremo con l’acqua
Prima o poi.





La donna guarda perplessa il suo futuro
Alla finestra
Bagliori rossi le tende della casa.
Lenzuola sudate sparse ad asciugare.
Una amore notturno consumato da poco.
Un treno è partito, un altro arriverà.




Siediti qui, accanto a me.
Guardiamo il temporale che arriva.
Dammi la mano e respira tranquillo:
non c’è paura, non c’è dolore,
solo il nero del cielo
e il rosso del lampo.
Respira con me:
è giunto il nostro tempo.



La donna guardava il mare
E non c’era niente di poetico in questo.
Era un’osservazione meticolosa, puntuale,
di ogni minima variazione sullo stato delle cose.
Nonostante il suo cappello bianco
Non aveva nulla di poetico.
Distante,
per niente indulgente,
anche con il mare:
troppo azzurro.





Forse dovremmo sederci, parlare.
Parole che stentano a uscire.
Sembriamo piloti pronti a decollare.
Cinture di sicurezza: allacciare.
Di quello che penso
Non ti ho detto niente,
immagino solo per giorni e nottate,
ma poi quando provo a parlare,
non esce che un suono distratto, frusciante.
E’ un disco che gracchia.
Buttarlo, andare a dormire.

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